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Politica

Basilicata e Piemonte: dove il Centrosinistra gioca a “Chi perde vince”

Il centrosinistra si dibatte tra scontri e divisioni in vista delle elezioni in Basilicata e Piemonte. Incapace di trovare candidati unitari, rischia di riconfermare i governatori del centrodestra. La situazione evidenzia una profonda crisi e una mancanza di coesione politica.

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La leader del PD, Elly Schlein
La leader del PD, Elly Schlein (© Agenzia Fotogramma)

In un panorama politico sempre più frammentato e turbolento, le vicende che riguardano le prossime elezioni regionali in Basilicata e Piemonte offrono uno spaccato significativo dell’attuale situazione del centrosinistra italiano. Qualcuno ha già ironizzato, dicendo che il tanto acclamato campo largo del centrosinistra si è, per molti aspetti, trasformato in un vero e proprio “campo santo”. Tra morti e feriti, in senso puramente metaforico, assistiamo a uno scontro fratricida tra il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle, incapaci di trovare una quadra sui candidati alla carica di governatore nelle regioni di Basilicata e Piemonte.

Le due regioni, chiamate al voto nelle prossime settimane, vedrebbero il centrosinistra necessitare di scelte autorevoli e unitarie per strappare al centrodestra la guida delle rispettive giunte. Invece, ciò che emerge è un impantanarsi nei bizantinismi tipici della Prima Repubblica, che finora hanno generato solo decisioni parziali e divisive. La riconferma dei due governatori uscenti, entrambi del centrodestra – Vito Bardi in Basilicata e Alberto Cirio in Piemonte – appare quasi scontata, delineando un quadro politico nel quale il centrosinistra sembra aver perso ogni bussola strategica e identitaria.

Dopo un successo in Sardegna, il centrosinistra sembra aver perso la bussola in Abruzzo, con la riconferma del meloniano Marco Marsilio, e ora si dibatte in una fatica immane per trovare una soluzione convincente in Basilicata e Piemonte. La situazione in Basilicata è particolarmente emblematica: la figura di Angelo Chiorazzo, fondatore del movimento civico cattolico “Basilicata Casa Comune”, era emersa come possibile anti-Bardi. Tuttavia, le accuse di conflitti d’interesse mosse da Giuseppe Conte hanno messo fine alla sua candidatura, aprendo la strada a Domenico Lacerenza, un compromesso che non ha saputo soddisfare le diverse anime della coalizione.

L’esito è stato il ritiro di Lacerenza e il sorprendente appoggio dei renziani a Bardi, una mossa che potrebbe sembrare un vero e proprio salto della quaglia. Carlo Calenda, da parte sua, osserva da lontano, pronto a convergere su figure che, pur appartenendo al centrodestra, vengano considerate più accettabili sotto il profilo personale e politico.

In Piemonte, la situazione non è da meno. La candidatura di Gianna Pentenero sembra essere nata sotto una cattiva stella, con i 5 Stelle che prendono le distanze e minacciano di correre da soli. Questo atteggiamento, lungi dal promuovere l’unità, sembra solo incrinare ulteriormente le fondamenta di una coalizione già fragile.

Basilicata e Piemonte diventano così metafore di un centrosinistra in crisi, incapace di offrire una visione politica coesa e convincente, sempre più lontano dall’essere una forza competitiva capace di intercettare le esigenze di un elettorato in cerca di risposte concrete. In questo contesto, le vicende legate alle prossime elezioni regionali assumono un significato che va oltre la mera competizione elettorale, rivelando le profonde crepe all’interno del centrosinistra e prefigurando scenari politici in cui il centrodestra potrebbe trovare nuova linfa e consolidare la propria presenza sul territorio nazionale.

La frammentazione e l’incapacità di trovare un linguaggio comune all’interno del campo largo non fanno che alimentare le polemiche e le divisioni, rendendo sempre più arduo il compito di costruire un’alternativa credibile al centrodestra. In questo scenario, il centrosinistra sembra navigare a vista, senza una rotta chiara, in balia di correnti interne contrastanti che minacciano di farlo arenare definitivamente.

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