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Politica

«La rielezione di Mattarella è stata la risultante della somma di diverse debolezze»

Il 29 gennaio di un anno fa il Parlamento in seduta comune ha rieletto per un secondo mandato Sergio Mattarella al Quirinale. Intervista a Francesco Bonini, rettore della Lumsa e costituzionalista

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Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica (© Quirinale)

Il 29 gennaio di un anno fa il Parlamento in seduta comune ha rieletto per un secondo mandato Sergio Mattarella al Quirinale. Un’elezione arrivata allo scrutinio numero otto, con 759 voti, per numero di preferenze al secondo posto dopo Pertini. A votarlo sono stati tutti i gruppi parlamentari della scorsa legislatura che facevano parte della maggioranza (dalla Lega al Pd al M5s, a Fi) quelle che sostenevano il governo Draghi, ad eccezione di Fratelli d’Italia.

Francesco Bonini, rettore della Lumsa e costituzionalista come interpreta questa rielezione?
“La rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale è stata la risultante della somma di diverse debolezze – spiega in un’intervista ad Askanews -, il risultato è stata una conferma di sicurezza istituzionale e personale in un quadro molto complesso e che infatti dopo l’elezione del Capo dello Stato, come in altri momento della storia, (perchè quella del Presidente della Repubblica è una elezione molto importante ed esposta all’attenzione della società civile), il quadro politico ha cominciato a deteriorarsi fino alla crisi finale che ha portato alla crisi e alla fine del governo Draghi”.

Ma la Costituzione non impedisce la rielezione del Capo dello Stato, infatti c’è il precedente di Giorgio Napolitano, eletto nel 2006 e di nuovo nel 2013.
“Nel dibattito in assemblea costituente si parlò di mandato unico ma la formula attuale della Costituzione non vieta la rielezione motivandola con la ‘difficoltà a trovare personalità adeguate’, paradossalmente è proprio questa la motivazione che ha portato a due rielezioni nella nostra storia, quindi pienamente nella casistica che avevano previsto i padri costituenti”.

Come sarà questo secondo mandato presidenziale per Mattarella?
“E’ una fase diversa dalla precedente, c’è una chiara maggioranza parlamentare, in questo momento l’azione del Presidente della Repubblica è molto istituzionale. Ci sono stati momenti in cui il Presidente ha dovuto prendere iniziative, come per la formazione del governo Draghi, ma quando lo fa questo non rientra nell’ordinaria amministrazione. Si tratta delle situazioni in cui si sperimenta quel potere ‘a fisarmonica’ o a ‘geometria variabile’. Ma adesso dal punto di vista dei poteri istituzionali è coerente con la Costituzione perchè c’è un clima sereno nei Palazzi”.

Non c’è dunque il rischio di “contrasti” con il governo?
“C’è un contesto multilivello di cui tenere conto: l’Italia è inserita in un quadro europeo e mondiale e come accaduto per la ‘solita’ piccola crisi con la Francia, il gioco di squadra ha funzionato in maniera positiva: governo e Presidente della Repubblica si aiutano reciprocamente”.

Il centrodestra ha annunciato di voler fare una riforma costituzionale in senso presidenziale quali sono i rischi e le opportunità?
“Intanto bisognerà vedere quali sono i progetti che verranno presentati. C’è la necessità di garantire una maggiore stabilità al governo e poi c’è il tema del desiderio delle leadership di avere una sanzione popolare diretta. Due cose che però non vanno combinate da un punto di vista istituzionale, perchè introdurre elementi di presidenzialismo nel nostro sistema richiede una revisione complessiva dei pesi e dei contrappesi, altrimenti il capo dello Stato si ridurrebbe ad un orpello cerimoniale. In Europa ci sono diverse Repubbliche che prevedono l’elezione diretta del capo dello Stato ma con funzioni puramente cerimoniali. Eleggere direttamente il Presidente attuale in Italia lo renderebbe molto più forte del Presidente francese. Bisogna capire verso che tipo di esito è più conveniente andare per ottenere il risultato del rafforzamento della stabilità”.

“Gli italiani sono prudenti e volubili – dice ancora Bonini ad Askanews – e non è detto che non si creino pericolosi ingorghi tra il Presidente della Repubblica, l’Ue e le regioni per cui valuteremo le proposte concrete che vanno preparate bene, con i tempi giusti, in un quadro coerente, senza anatemi o tifoserie. L’attuale presidente del consiglio credo stia lavorando per un mandato che duri cinque anni e più che l’urgenza immediata di fare riforme costituzionali credo reputi importante consolidare lo spazio conquistato. Direi che sarebbe meglio procedere ‘cum grano salis’ o ancora meglio ‘festina lente’, è una scelta importante ed è anche l’attuazione della nostra Costituzione. Tornando ai lavori dell’assemblea costituente infatti: fu votato un ordine del giorno del repubblicano Tomaso Perassi che chiedeva si adottassero gli strumenti per garantire la stabilità di governo ed evitare le degenerazioni del parlamentarismo, una formula molto ben attuata dai tedeschi che infatti hanno avuto i governi più stabili d’Europa negli ultimi decenni”.

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