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Opinioni

Claudio Giangiacomo: «La Nato serve solo a difendere gli interessi degli Usa»

Al DiariodelWeb.it il commento al vertice Nato che si è svolto la settimana scorsa a Vilnius dell’avvocato Claudio Giangiacomo

Fabrizio Corgnati

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Il summit Nato a Vilnius con il presidente Usa, Joe Biden, e quello dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, (© Fotogramma)

Si è svolto la scorsa settimana il summit della Nato a Vilnius, in Lituania, al cui centro, oltre ovviamente alla guerra in Ucraina, è stato il tema dell’adesione della Svezia. Il DiariodelWeb.it ha commentato gli esiti del vertice con l’avvocato Claudio Giangiacomo, giurista e membro dell’associazione per il disarmo International Association of Lawyers Against Nuclear Arms.

Avvocato Claudio Giangiacomo, si è concluso da pochi giorni un vertice Nato definito «storico» per l’ingresso della Svezia. Come legge questa mossa?
Si sta facendo saltare il neutralismo attivo di quei Paesi che potevano rappresentare meccanismi di forte mediazione tra le forze in campo, cioè svolgere un ruolo rilevante per andare verso il disarmo nucleare. E si sta continuando a perseguire quell’accerchiamento continuo nei confronti della Russia che abbiamo visto da Gorbaciov in poi.

E che è stato uno dei fattori scatenanti del conflitto.
La guerra in Ucraina è solo l’ultimo tassello dell’allargamento Nato e della conseguente reazione di Putin. Sono convinto che ci siano state una serie di forzature per arrivare alla guerra. Ricordo spesso che noi lodammo Cavour, quando indusse l’Austria ad attaccare con gli addestramenti militari al confine: in questo caso la situazione è stata simile.

Lo ha detto anche il Papa: la Nato ha talmente «abbaiato alle porte della Russia» che poi quest’ultima ha reagito.
Sì. È chiaro che l’aggressione a un Paese autonomo come l’Ucraina è un atto criminale. Ma da un punto di vista oggettivo non si differenzia da quanto accadde né con l’autonomia della Croazia né con il Kosovo. Se non che in quel caso l’attacco arrivava dai nostri alleati, quindi le informazioni non erano così squilibrate.

Se lo facciamo noi è un po’ meno criminale…
Esatto. L’ultimo vertice va ancora di più in questa direzione, che gli Usa e gli alleati europei non cambiano da anni. La guerra ne ha semmai determinato un’accelerazione: gli accordi strategici sono molto diversi all’era precedente. Dopo il 1989, venuto meno il rischio del Patto di Varsavia, si iniziò a considerare lo smantellamento della Nato. Persino la Russia entrò come amica e si organizzarono addestramenti congiunti. Ci fu effettivamente un momento in cui sembrò che il mondo potesse andare in una direzione diversa.

Poi cosa è accaduto?
Che gli interessi economici e il fallimento della globalizzazione hanno prodotto una nuova geopolitica. Gli Stati Uniti non sono più il Paese più potente economicamente, ma lo sono ancora militarmente. Quindi c’è stata una destabilizzazione. Il mondo è diventato una polveriera.

E la missione della Nato è stata tradita.
Dal 1999 in poi la Nato persegue la totale sovrapposizione agli organismi internazionali come le Nazioni unite. Di fatto rivendica quasi una parità di diritti. L’abbiamo visto con la Jugoslavia, quando entrò in guerra direttamente malgrado la mancata autorizzazione dell’Onu. E malgrado all’epoca il suo stesso statuto non prevedesse gli interventi non difensivi.

Cosa ha comportato questo?
Già in quell’occasione Ferrajoli mise in guardia sul fatto che si stava sostituendo un ordine mondiale basato sul tentativo di pace con uno basato sulla guerra, che aveva al centro un organismo militare come l’Alleanza atlantica. Ed è quello a cui assistiamo oggi. Una struttura che ritiene di determinare le sorti del mondo sulla base di valutazioni non più di diritto oggettivo, ma morali.

In che senso?
C’è uno scontro in atto tra un Occidente statunitense e il resto del mondo. E tutta l’Europa partecipa, anche con una certa forma di masochismo, a questa via. Abbiamo accettato l’aberrazione giuridica della legittima difesa preventiva, abbiamo giustificato interventi militari in Libia e altrove sulla base di ipotetiche rivoluzioni di popolo. Mi viene in mente quello che disse Carl Schmitt all’ingresso degli Usa nella prima guerra mondiale.

Cioè?
La dichiarazione del presidente Wilson fu totalmente spostata sulla difesa del bene dal male. La cosiddetta profezia di Schmitt fu che questo avrebbe portato a un mondo in cui non esisteranno più pari, ma il portatore della verità da una parte e tutti i terroristi dall’altra. Una guerra civile permanente in cui l’unico titolare del diritto sono gli Stati Uniti. Ed è quello che accade anche adesso.

La contrarietà espressa pubblicamente dall’Italia e dall’Europa all’invio delle bombe a grappolo all’Ucraina può essere letta come uno smarcamento nei confronti degli Usa?
Non con l’orgoglio di Sigonella… Aderendo a una convenzione internazionale per l’eliminazione di queste armi, sarebbe stato vergognoso non prendere questa posizione. Però in questi giorni le bombe sono state consegnate. Questo significa che o c’è stato un accordo non dichiarato, oppure è l’ennesima dimostrazione che gli alleati europei non contano niente.

Si parla di una rivoluzione della Nato nel senso dell’aumento delle risorse e degli uomini a disposizione. Ma è proprio questa la direzione da intraprendere?
Vorrei rimarcare che la nostra presenza in un’alleanza che prevede la possibilità di attacco esterno è incompatibile con la Costituzione italiana, che ripudia la guerra. Quindi la Nato dovrebbe quantomeno ritornare in un ambito meramente difensivo. Poi secondo me non è sufficiente una trasformazione: dalla fine della guerra fredda l’Alleanza non ha più ragion d’essere, se non quella del controllo politico. E gli accordi strategici lo dicono chiaramente. Gli interessi centrali che persegue sono quelli degli Usa e in questa guerra lo abbiamo visto in tutti i modi. È un conflitto folle, in cui l’Europa ha tutto da perdere.

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