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Marco Scurria: «Manovra, obiettivo centrato: un aiuto a famiglie e imprese contro la crisi energetica»

Il senatore Marco Scurria, di Fratelli d’Italia, commenta al DiariodelWeb.it la bozza della legge di bilancio presentata ieri in conferenza stampa da Giorgia Meloni

Fabrizio Corgnati

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Il senatore Marco Scurria, di Fratelli d'Italia (© ANSA)
Il senatore Marco Scurria, di Fratelli d'Italia (© ANSA)

La prima manovra economica del governo Meloni è realtà: il presidente del Consiglio ha presentato la bozza della legge di bilancio ieri mattina in conferenza stampa. Al primo posto tra le misure intraprese stanno naturalmente gli aiuti contro il caro energia, ma ampio spazio è stato dato anche all’aumento delle pensioni minime e alla riduzione del cuneo fiscale, oltre al taglio al reddito di cittadinanza. Il DiariodelWeb.it l’ha commentata con il senatore Marco Scurria, di Fratelli d’Italia.

Senatore Marco Scurria, che opinione si è fatto di questa legge di bilancio?
Al di là delle critiche che aleggiano, delle manifestazioni indette ancora prima di leggere la manovra, sinceramente penso che non si potesse fare di più. Quando si concentrano tutte le risorse possibili per evitare che imprese e famiglie paghino il prezzo di questa crisi energetica, dovuta alla guerra ma anche alla speculazione, è ovvio che poi quello che rimane della coperta non è molto lungo.

Sulla questione delle bollette si è fatto abbastanza?
Investendo nove miliardi per aiutare le famiglie, soprattutto quelle a basso reddito, e una cifra similare, con i meccanismi che conosciamo, per gli aiuti alle imprese, sicuramente si è colto nel segno. Se in questo momento riusciamo a non far sentire che esiste una crisi, a non portarle ancor più sull’orlo del disastro, penso che abbiamo raggiunto il risultato.

Insomma, la crisi energetica è stata individuata come prima priorità a cui mettere mano.
Certo. Ci sono anche altre misure, ma l’obiettivo principale era questo. Poi è chiaro che ci dovrà essere anche il momento del rilancio e dello sviluppo, che ovviamente verrà demandato alla prossima manovra.

Tra le altre misure a cui fa riferimento, molte polemiche hanno suscitato gli interventi al reddito di cittadinanza. La scelta è stata quella di non abolirlo, ma di ridurlo: è la strada giusta?
Si è dimostrato quanta attenzione pone il governo alle cose concrete. Tuttora pensiamo che il reddito di cittadinanza sia uno strumento che non raggiunge gli obiettivi di sviluppo, se non quello della mera assistenza, oltretutto diseducativa nei confronti dei più giovani. Se avessimo dovuto dar seguito alle nostre intenzioni in campagna elettorale, andando dritti come un fuso, quasi come un manifesto politico, lo avremmo abolito immediatamente, senza se e senza ma.

Perché non è stato fatto, invece?
Perché abbiamo ascoltato la lunga serie di consigli e appelli, talvolta anche molto accorati, che ci invitavano a dilazionare la misura, nell’interesse di una pace sociale e politica. Abbiamo dimostrato di saper ascoltare e di non seguire semplicemente il nostro bagaglio elettorale.

Non si è voluto puntare su una misura unicamente ideologica, dunque.
Certo, si è immaginato di mantenere il reddito di cittadinanza venga mantenuto per il prossimo anno, pur armonizzato a seconda dei mesi, e si è di fatto rinviata l’ulteriore decisione al 2024. Questa è la cartina al tornasole che dimostra che poniamo sempre gli interessi collettivi al di sopra di quelli di parte.

Giorgia Meloni ha sottolineato come questa sia una manovra a sostegno del ceto medio e non dei ricchi.
Intanto perché i ricchi si sostengono da soli, non ne hanno bisogno. Le manovre finanziarie, specialmente in momenti di crisi, si fanno per tenere a galla chi è in difficoltà e anzi dargli strumenti per vivere meglio. Per questo abbiamo rivolto la maggior attenzione a queste fasce sociali.

Eppure la sinistra non ha risparmiato gli attacchi.
Storicamente non siamo noi ad avere amicizie o rapporti con i cosiddetti poteri forti o con gli ambienti esclusivi. Giorgia Meloni viene da una storia popolare e Fratelli d’Italia è un partito che è nato, è cresciuto e si è affermato grazie ai rapporti che abbiamo sempre avuto con il popolo nel suo insieme, non per garantire i diritti solo di qualcuno.

Insomma, nel complesso si ritiene soddisfatto di questa manovra?
Magari quella del prossimo anno sarà ancora più completa, ma oggi avevamo l’obiettivo molto chiaro di non drammatizzare l’aspetto sociale, che era messo a rischio in maniera preoccupante.

A proposito di energia, in un suo intervento in aula dei giorni scorsi lei richiamava alla necessità dell’indipendenza energetica. Come la immagina praticabile in Italia?
Il nostro Paese ha sempre avuto scarsa attitudine a darsi strategie di lungo termine, a prescindere da quale parte governasse. Si possono fare scelte di politica interna, sociale, finanziaria diverse, ma sulle prospettive in politica estera e nelle strategie non era dato sapere. La crisi che stiamo vivendo, invece, ci impone di ragionare in maniera strategica sull’energia.

Così la crisi può diventare un’opportunità.
C’è la necessità ovviamente di stringere accordi con vari Paesi per ottenere forniture che ci permettano di stare più tranquilli anche nell’immediato. In secondo luogo, fare un investimento importante per sviluppare tutte le fonti rinnovabili. Come ha detto anche Giorgia Meloni nel suo discorso alle Camere, potremmo trasformare il Sud nel più grande laboratorio mondiale, considerando il sole, il vento, l’acqua, la potenza che c’è nel suolo, l’energia dei vulcani. Che significa anche valorizzare il Mediterraneo e quell’ambito geografico.

E poi?
Nel mio intervento ricordavo anche come sia importante adottare delle misure che stranamente l’Italia non ha mai attuato, a differenza di altri Paesi. Penso ad esempio a quanto gas c’è nel nostro mar Adriatico, e non solo, che però adesso noi non andiamo a estrarre. Lo prende la Croazia, molte volte facendo lavorare imprese italiane: beffa nella beffa. Penso che questi tre aspetti, lavorando nel breve, medio e lungo termine, ci possano permettere di raggiungere quell’orizzonte.

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